06 novembre, 2011

da Il Codice dell'Anima


Se l’ambiente significa letteralmente, ciò che c’è intorno, allora si deve intendere tutto, ma proprio Tutto, ciò che è intorno.
Infatti la psiche inconscia sceglie in modo arbitrario tra le cose incontrate quotidianamente nell’ambiente.
Informazioni minuscole e banali possono avere effetti psichici subliminali giganteschi,  come mostrano i residui  diurni nei nostri sogni.
Gran parte della nostra giornata passa inosservata e non sarà mai più ricordata, ma ecco che la psiche pesca i rottami che galleggiano nell’ambiente e li consegna al sogno.
Il sogno, l’impianto di riciclaggio dell’ambiente, trova  nella spazzatura i valori dell’anima-
Il sogno: un artista che si appropria di immagini presenti nell’ambiente per richiamarli alla memoria più tardi, in pace.
Poichè lo spazio in cui ci aggiriamo è fatto di realtà psichiche che influiscono sulla nostra vita, dovremmo ampliare la nozione di ambiente nel senso di una ecologia del profondo, partendo dall’ipotesi che il nostro pianeta sia un organismo vivente che respira e si autoregola.
Poichè qualunque cosa abbiamo intorno può nutrire la nostra anima in quanto alimenta immaginazione, la fuori è pieno di materia animica.
E allora perchè non ammette, con l’ecologia del profondo, che l’ambiente stesso è intriso di anima, animato, inistricabilmente fuso con noi e non già sostanzialmente separato da noi?
La visione ecologia restituisce all’ambiente anche l’idea classica di “Providentia”: l’idea che il mondo provvede a noi, bada a noi, ci accudisce perfino.
E ci vuole vedere inotrno.
Predatori, tornado, tafani in giugno sono soltanto frammenti del quadro.
Provate a pensare a quante cose buone e profumate ci sono , invece.
Credete che gli uccelli contino solo per gli altri uccelli?
Questo pianeta respirabile, commestibile, bello e piacevole, rifornito e tenuto in ordine invisibilmente, ci mantiene tutti grazie al suo sistema di sostegno alla vita.
Questa sì che è cultura.
L’ambiente allora, sarebbe immaginato ben aldilà delle condizioni sociali ed economiche, al di là di tutto l’impianto culturale, come comprendente ciascuna piccola cosa che si prende cura di noi ogni giorno: i nostri pneumatici, e le tazze di caffè e le maniglie delle porte ed il libro che ho in mano.
Diventa impossibile escludere come irrilevante questo pezzetto di ambiente a favore di quellìaltro che invece avrebbe senso, come se si potessero disporre in ordine d’importanza i fenomeni del mondo.
D’importanza per chi?
Anzi, deve cambiare la nostra stessa nozione di importanza; invece di importante per me, penseremo: “importante per altri aspetti dell’ambiente”.
Ci domanderemo: Questa cosa  fornisce nutrimento ad altre cose che ci sono intorno?
Dà un contributo alle intenzioni del campo, di cui io sono soltanto una piccola effimera parte?
Via via che si trasforma la nozione di ambiente anche il nostro modo di vedere l’ambiente cambia.
Diventa sempre più difficile dividere con un taglio netto psiche e mondo, soggetto e oggetto, qui dentro e là fuori.
Non so più con certezza se la psiche è dentro di me o se io sono nella psiche come sono nei miei sogni, nelle atmosfere del paesaggio e nelle strade della città come sono nella “musica sentita coì intimamente da non sentirla affatto, ma finchè essa dura, tu sei la musica”. (T.S.Eliot)
Dove finisce l’ambiente e dove incomincio io, e anzi come posso cominciare, senza essere in qualche luogo, coinvolto intimamente e nutrito dalla natura del Mondo?

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